mercoledì 20 maggio 2015

La bellezza (delle rose di maggio)



- Che peccato… - sussurrò fra Dulbino.
Il giovane frate riguadagnò i pochi metri persi da frate Francesco quando si era fermato a riflettere.
Frate Francesco non sembrava essersi accorto di esser rimasto solo nel cammino.
Avevano appena superato un grande roseto selvatico, pieno di fiori, com’era logico che fosse in quel caldo mese di maggio.
Quando fra Dulbino si fu messo al passo di Francesco, questi gli disse, continuando a camminare:
- Sei in errore, fratello Dulbino.
Il fraticello, con la testa piena di ricci svolazzanti, si fermò di botto, come una freccia che abbia raggiunto il suo bersaglio.
- In che cosa sono in errore, pad… cioè… fratello?
Francesco sorrise senza farsi vedere e si fermò a sua volta. Tutti sapevano che voleva essere chiamato fratello, come tutti i suoi compagni; ma i più giovani del gruppo stentavano ancora a farlo e gli davano quel titolo che invece già tutto il popolo gli riconosceva e attribuiva.
- Sei in errore nel pensare che la bellezza sfiorisce.
- Ma come sai a cosa stavo pensando?
Francesco sedette su un tronco d’albero tagliato che si trovava al bordo della stradella sterrata e polverosa, e invitò fra Dulbino a fare altrettanto.
- Siedi - gli disse.
Fra Dulbino obbedì e sedette sul grosso masso lì vicino, ben levigato dal tempo e, forse, dalla teoria infinita di viaggiatori stanchi che erano passati di lì nel corso dei secoli.
- Dimmi, frate Dulbino, chi abbiamo incontrato qualche tempo prima di arrivare a quel ponticello di pietra?
- Un gruppo di persone, fratello Francesco.
- E non hai per caso notato anche una bella figliola, tra quelle persone?
Frate Dulbino arrossì e prese a giocherellare col cordiglio che teneva il saio stretto in vita.
Nel silenzio che passò tra i due, si udì lo scrosciare dell’acqua del vicino ruscello e il cinguettare gioioso di due uccelli che si rincorrevano di ramo in ramo.
- Certamente, frate Francesco… - Fra Dulbino si zittì abbassando il capo – Ho peccato, lo so, soffermandomi col pensiero su quella fanciulla…
- Ma no, fratello! – l’interruppe Francesco. – Pensi che non abbia visto anch’io come il suo incedere le sollevasse il seno fino quasi a farlo uscire fuori dalle vesti? E di come abbia accentuato le sue movenze quando è passata vicino a noi?
- Ma allora anche tu…
- Anch’io fratello! Anch’io ho visto e ho ringraziato Dio per quel che ho visto.
Francesco tacque, aspettando che il suo compagno aggiungesse qualcosa. Poi quando capì che non voleva parlare, continuò:
- Poi siamo passati davanti a quel roseto…
- Era bellissimo! Pieno di rose in tutti gli stadi della loro vita: dai boccioli, al fiore in pieno rigoglio a quelli in fase calante.
- Bravo, Dulbino. E non è proprio allora che hai pensato e detto “che peccato”?
- Sì.
- Perché hai pensato che, come quelle rose, anche la bellezza di quella fanciulla, col tempo, sarebbe sfiorita, ed ella non sarebbe stata più desiderabile come ora. Non è forse vero?
Dulbino lo guardò stupito. Francesco sembrava aver letto nei suoi pensieri.
- È proprio così…
- Ed è qui che hai commesso il tuo errore, fratello Dulbino.
Francesco si alzò, aiutandosi con le mani, e prese a camminargli davanti.
Il giovane frate, allora, toccò il sasso dove sedeva, guardò il tronco di Francesco rimasto libero e sembrò convincersi che quest’ultimo doveva essere meno duro del suo sedile. Infatti si alzò e andò a sedersi sul pezzo di legno.
- Ora che ti sei accomodato meglio – disse Francesco (e Dulbino capì solo in quel momento che il suo compagno gli aveva ceduto il posto meno scomodo) – ti voglio dire una cosa.
Dulbino gettò il pezzetto di corteccia che aveva raccolto e con cui stava giocherellando, e fissò Francesco che si era fermato davanti a lui e aveva cominciato a parlare.
- Ecco, il tuo errore è questo: la bellezza non sfiorisce. Mai. La bellezza non è legata a quella fanciulla e alla sua età, ai suoi seni che prima o poi diverranno flaccidi e cascanti o ai suoi capelli che incanutiranno. No! Se noi la guardiamo con gli occhi dell’anima, quella ragazza resterà sempre bella, anche quando non avrà più un dente per masticare. Pensi che l’uomo che sposerà quella fanciulla, che si unirà a lei anche per la sua bellezza esteriore, che le donerà dei figli, non l’amerà per tutta la vita e non la troverà bella anche in punto di morte?
Perché quell’uomo avrà amato la sua anima prima che il suo corpo. Almeno prego per quella ragazza che sia così, e che non incontri una persona che sarà attratto solo dal bel corpo e non saprà andare oltre.
Perché la bellezza parte dal di dentro e si mostra al di fuori. La bellezza è il segno della presenza nella creatura dell’amore pacificante di Dio. Le Sante Parole scritte nella Bibbia non ci dicono forse che Gesù era il più bello tra i figli degli uomini anche sul legno della croce?
Francesco fece qualche passo, prese un ciottolo e lo tirò nel ruscello vicino. Aspettò il rumore del sasso caduto nell’acqua e sorrise. Poi continuò:
- Per questo prima ti ho detto che anch’io ho gioito nel vedere quella bella figliola; perché ho potuto ringraziare il Creatore attraverso la creatura. Dio ha fatto buone e belle tutte le creature, anche noi esseri umani, e questa bellezza si manifesta a noi sempre, in ogni modo e in ogni momento. E la bellezza di quella ragazza resterà per sempre, se noi sapremo scoprirla oltre il suo corpo.
Dulbino sembrò voler dire qualcosa; poi ci ripensò e annuì lentamente col capo.
Francesco lo guardò con sguardo d’amore e il giovane frate parve aver sentito quella dolcezza raggiungerlo, perché alzò gli occhi e li fissò in quelli di Francesco.
- Su, fratello Dulbino, non ti sembra che abbiamo concesso anche troppo ozio e riposo a nostro fratello corpo? Andiamo, che i frati di Assisi ci aspettano, si sta facendo sera e saranno preoccupati di non vederci arrivare.
Così parlò Francesco, ma si capiva lontano un miglio che celiava.
Frate Francesco tese una mano a Dulbino, l’aiutò a rialzarsi, quindi gli batté sulla spalla e disse:
- Andiamo!
Poi, fatti pochi passi, avvicinò la bocca all’orecchio del compagno di viaggio e sussurrò:
-Però in una cosa avevi ragione, Dulbino: quella ragazza era proprio una bella creatura!

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